domenica 19 giugno 2011

Travolto da un solito Destino.

Sappiamo bene, io e te, chi sia Also Starring.

Sappiamo bene, tu e io, chi sia stato Also Starring.

E tutti sanno cosa Also Starring sarà per sempre, e cosa significherà per tutti in ogni luogo.

Perché chiunque, da ogni parte, è stato raggiunto dalle note galoppanti del Destino, alla cui sella c'era Also Starring.
La musica dei Fate Ride.

Se cerchi su qualsiasi Wikipedia, sprovveduto che sei, troverai che vi era un tempo in cui Also Starring si guadagnava da vivere con le sue apparizioni nei telefilm, raggiungendo il successo nei '70/ '80 con cameo ne La casa nella prateria o in Charlie's Angels. La sua stella si opacizzò negli '80/'90 con le ultime fugaci comparse in Beverly Hills 90210 e Baywatch.

Ma non è questo che lo consegnò all'Eternità. La sua storia cambiò per eventi che né io né te possiamo immaginare. Eventi che ciononostante ora ti racconto.

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Also Starring trascorreva le sue giornate facendo la spola tra casa sua e gli Studios. Non aveva la patente, Also Starring odiava guidare, guidare lo portava a discutere con gli automobilisti e discutere con gli automobilisti lo portava ad arrabbiarsi. Also Starring detesteva arrabbiarsi, poiché in quei frangenti doveva ammettere a sé stesso di non sapersi emotivamente gestire.
Quindi scartata la bicicletta (troppo faticosa), la motocicletta (troppi motociclisti) e il teletrasporto (troppo impossibile), non restava che l'autobus. Il 66/, il Sessantasei Barrato, come innumerevoli locali sparsi dappertutto continuano a ricordare.

Ad Also Starring piaceva quell'autobus. Sopra c'erano più che altro stranieri, che parlavano appena un po' troppo a lungo e un po' troppo forte al cellulare, ma per il resto si facevano gli affari loro. Ad Also Starring non piaceva che qualcuno si facesse i suoi affari, e le intersezioni fra i suoi affari e quelli degli stranieri erano ben poche.
Quindi ad Also Starring piaceva quell'autobus. Il Sessantasei Barrato.

Anche perché quel numero, il sessantasei, era alquanto satanico. Mancava, è vero, il terzo sei. Ma a quello pensava la barra, quello slash che chiudeva la triade in maniera, così gli pareva,
più strafottente e meno banale.

Perché Also Starring compariva sorridente, sempre sorridente, nelle sigle di testa di quei telefilm. Ma dentro qualcosa gli rodeva. Gli rodeva sempre dentro qualcosa, ad Also Starring. Egli era, internamente, un tenebroso. Molto più tenebroso di quanto paresse da fuori. Ma nessuno lo sapeva, nessuno se ne accorgeva, perché Also Starring continuava a sorridere dalle sigle dei telefilm.

Quel qualcosa che dentro gli rodeva si fermò per un istante quando un giorno, varcando le porte idrauliche dell'ennesimo 66/, sentì una voce che sbatteva su un cellulare più forte delle altre. E non in un'altra lingua. Quela lingua era familiare, la stessa con cui si esprimeva Also Starring.

Era estate. Attaccata a quella voce c'era, non si vedeva bene cosa.
Ma attaccata a quella cosa c'erano delle gambe, le più splendide gambe nude che Also Starring avesse mai visto. Fu allora che iniziò, senza saperlo, a cavalcarlo, il Destino. Fu allora che il Destino iniziò a disarcionarlo.

Quelle gambe erano una vera e propria malattia, per Also Starring. Coprivano le urla, perché di urla iniziava a trattarsi, che la ragazza vomitava nella lingua di Also Starring sul microfono del suo cellulare. Urla che riguardavano Polizie da chiamare e roba non specificata da rivendicare, in una contraddizione che l'inconscio di Also Starring non mancò di registrare.

Ma la nudità di quelle gambe copriva tutto il resto.

Gambe lunghe, forse un po' magre, ma di proporzioni perfette. Chiara la carnagione, i polpacci affusolati, il quadricipite che spiccava discreto dalle ginocchia. Quelle gambe lasciavano presagire ciò che Ida Squall effettivamente era, una ragazza dalla folta e ampia chioma nera, da cui spiccavano grandi occhi da cerbiatta, seni e naso appuntiti, alla francese. Quello strillar di droghe non negava la delicatezza dell'insieme, anzi lo rendeva, come dire, temerario.

Also Starring rimase incantato sul livello più superficiale del suo campionario a godersi la visione. A scoltare quella musica. Ma ben presto si rese conto che non avrebbe mai potuto smettere di farlo, mai potuto perderla, privandosi della visione di quelle gambe. Tutto il resto, parrucche, sise e nasini mangiarane, servivano solo a rmonizzare, a non negare.

Perché quelle gambe potessero esser sue, lui se ne doveva impossessare. C'era tutta una trafila, da seguire.
Ecco perché si offerse di occuparsi del caso, mentre la sciagurata continuava ad imprecare alla morte della batteria del cellulare la morte di quello spacciatore, porgendole il suo, incassando un brusco “No, non fa niente”, e imparando un nome, quel nome, che sarebbe stato l'armatura tonale su cui avrebbe incastonato il suo dolore, la sua Musica.

Ida Squall entrò così nella sua vita. Da allora i telefilm, che fino a llora gli avevano garantito notorietà e agi che pure mai gli erano dispiaciuti, iniziarono a dimenticarlo. Non che avessero potuto fare altrimenti: l'agente di Also Starring alla fine non seppe più inventare nuove scuse per giustificare i ritardi, le svogliatezze e le assenze dal set del suo cliente, così basta. Also Starring uscì di scena.

Ad Also Starring ciò non dispiaceva. Aveva messo da parte un gruzzolo discreto, e ora poteva finalmente starsene un po' con quelle gambe. Adesso, le sue gambe. E, perché no, anche con Ida Squall, che vi era su continuamente appiccicata.

Lei era carina, all'inizio. Tutte quelle gentilezze, quelle attenzioni che Also le dedicava, erano cose che le asperità del suo carattere le avevano stornato da un bel po'. Quindi si amavano. Si possedevano. Furoreggiavano. Also consumava quegli amplessi sapendo che erano l'iter necessario per continuare ad accostarsi a quelle gambe. Penetrava e solleticava, assaggiava e accarezzava le cose che sapeva di dover penetrare e solleticare, assaggiare e accarezzare. Ma se c'eri e stavi attento, potevi vedere la sua pinna di pescecane spiraleggiare sempre attorno a quelle gambe. Solo alle gambe. Era uno squalo, un vero e proprio squalo. Uno saggio, però. Sapeva calcolare con rigore i tempi da dedicare alla periferia di quelle gambe (perché tale era il resto, per quanto non malvagio fosse; Also lo trovava, se permetti il gioco di parole, perfino squallido se paragonato a quelle gambe). La passione non gli ottenebrava il calcolo, aveva capito che non poteva rischiare di perdere l'oggetto della sua ossessione per una stupida dimenticanza di qualcosa.

Nel frattempo però, quella periferia lo circondava, avviluppandolo. Lei si stabilì nella casa di lui. Gli prendeva le misure, apprendeva la sua storia, individuava debolezze. Per meglio possederlo, quello sventurato che si credeva calcolatore. Fagocitarlo, renderlo dipendente com'è in realtà l'animale che si crede indispensabile al suo parassita. Lui si credeva attinia, ma quel buffo pesciolino che si vedeva girare attorno non era il docile pagliaccetto striato che credeva. Era lei, piuttosto, il vero squalo. E lui, la paranza con cui il vero squalo ai primi appetiti avrebbe antipasteggiato.

Un giorno Ida Squall, consumato l'ennesimo amplesso, nel conseguente languore in cui finalmente Also ne adorava silenzioso le gambe, se ne uscì con alcuni rimandi ai suoi trascorsi sessuali. C'era un tempo, arrivava lontanissimo a orecchie felpate dall'orgasmo, in cui dietro le piaceva molto di più, non disdegnava inghiottire, e aveva avuto vari rapporti con due maschi insieme.

Qualcosa arrivò, di tutto il discorso, ai timpani smorzati di Also. Dietro. Inghiottire. Due maschi insieme.
 
Quel qualcosa turbò Also, che dapprima non si accorse, poi se ne ascoltò l'eco, e poi razionalizzò.

Due maschi insieme. Varie volte.

Che vuol dire, “Varie”? varie nel numero? nella quantità? o piuttosto, maledizione! nella qualità?
Chi era lui, iniziò a domandarsi, cosa mai poteva diventare, per far fronte a una minaccia tale?

Lui, solo, era uno. Quegli altri, chiunque fossero, comunque li rivoltasse, erano sempre due. La semplice disequazione 2>1 era perentoria, in qualunque modo la si rigirasse. 2>1. Ah, beata ignoranza delle leggi matematiche. Anche portando a primo membro l'uno, cambiandolo di segno, si otteneva 2-1>0, e tutti sanno che pur semplificando un +1 di quel turpe paio col -1 suo, sarebbe stato sempre l'altro 1 maggiore di quel 0 che di lui restava.

2>1. 1>0. Insopportabile.

Poi pensava, intollerabile! che quei 2 potevano essersi dedicati alle gambe. Una ciascuno, di quelle gambe. Adorandole in parallelo, quegli sciocchi maldestri, quando lui non poteva che darsi a una per volta, cosa che puntualmente lo turbava per lo spreco temporaneo dell'altra. Magari colla stessa noncuranza con cui consideravano qualsiasi altra parte della ridondante periferia che per Also non era che un consunto dovere. Schifo, dolore, rabbia rivoltavano Also come un guanto. Lo investivano, lo percuotevano da ogni parte. Lo travolgevano. Fu travolto e pestato dai pesanti zoccoli del Fato.

Fu allora che per la prima volta seppe della Cavalcata che lo avrebbe percorso, e del Cavaliere che lo avrebbe disarcionato.
La Galoppata del Destino. La Cavalcata Fatale. The Fate Ride. Quante migliaja si saranno dimenati sulle note dei Fate Ride, senza sapere donde quelle note venissero? Quanti freak si sono sentiti rappresentati dalla loro hit, l'eterna Fuck-Simile, immaginandosi cantati nelle loro diversità e fottuto finalmente il simile, l'omologato? Quanti infine non hanno mai saputo che quel titolo fosse invece la richiesta di un sesso più consueto, meno concorrenziale col povero cantore che urlava solamente FOTTI COME TUTTI, MALEDETTA TU E LA TUA VOGLIA DI TRASGREDIRE.
~~~

Ida Squall, da sempre refrattaria a qualsiasi amico,
parente o iniziativa potesse distrarre il povero Also dal dedicarle attenzioni, ne aveva stranamente permesso gli sviluppi musicali. Fiutandone presto il talento, la scellerata ben sapeva che, oltre all'adorazione del suo cantore personale, presto avrebbe avuto per sé quella delle masse, nelle sue prossime qualità di musa ispiratrice di tanto fervore creativo.
E a Ida Squall l'essere oggetto di attenzioni non bastava mai.

Also Starring nel frattempo – ricordi che numero satanico portasse il suo autobus favorito? - si era lasciato crescere le borchie e il cuoio del metallaro, le strisce giallonere che nell'ape e nella vespa devono dissuadere il potenziale predatore da carni velenose.

Era tornato a percorrere lunghe tratte sul suo 66/. Tu dirai, a che pro se non lavorava più coi telefilm? Il fatto è che, stranamente, solo durante quei tragitti dove tutto era iniziato riusciva a llontanarsi fisicamente e mentalmente da quelle gambe. In quei frangenti egli programmava l'attività dei futuri Fate Ride in ogni minimo dettaglio. Il look. I testi. Le parti degli arrangiamenti. Ciò che avrebbe detto nelle interviste, che come uno scacchista immaginava in decine e decine di bivii dialettici, riuscendo sempre a stupire i suoi
interlocutori immaginari.

Certe volte si compiaceva, quando arrivava a percorrere realmente gli snodi che che prima esistevano solo nelle sue fantasticherie. Altre volte rimaneva stupito assistendo alle fatalità del Destino, che complicemente lo faceva avanzare per direzioni impreviste. Spesso il gioco gli prendeva la mano e arrivava a divertirsene sinceramente, dimenticandone la reale causa propulsiva. Ma sempre, regolarmente, arrivava il momento in cui trovandosi di fronte a folle adoranti l'entusiasmo svaniva nella razionalizzazione di quanto fosse effimero quel gioco, se chiunque ne ignorava le vere, irrinunciabili finalità.

Also Starring aveva interpolato ogni buca percorsa, ogni frenata e accelerata, ogni rombo ciclico del motore del 66/ fermo negli ingorghi, ricavandone le ritmiche poderose su cui tu, stolto ignaro, tanto ti sei dimenato, e tanto hai insensatamente
pogato e ballato.

Gli scossoni un tempo amati, invece che cullarlo, lo aizzavano a rivoltarsi alle conversazioni straniere che prima tollerava, ma che adesso lo distraevano dalle sue architetture immaginarie. Le aveva sempre evitate per un'indole in fin dei conti pacioccona. Ma ora lo cercavano, e adesso lui amava farsene cercare, e ci si tuffava furioso. Presto si ritrovò tutto intarsiato dei ricami dei coltelli che nelle risse gli cercavano la pelle, trovandola in più occasioni. Ricami che ne alimentano la funerea aura di dannato maledetto.

Quegli scossoni fatali gli aumentavano la brama del successo, del denaro, del potere che nei suoi progetti doveva essere il termine che l'avrebbe fatto prevalere in quella funesta disequazione, diventandola 2<1+molti $.
Fate Ride!” “Fate Ride!” “FATE RIIIDE!”. Risate acclamanti ed eccitate, e gloria. Quello sarebbe stato il grido che avrebbe decretato la sua vittoria, consegnandogli irrevocabilmente il più ambìto dei premi: quelle gambe, con attaccata la squallida Ida Squall, che finalmente si sarebbe dovuta render conto della grandezza disequabile di colui con cui aveva a che fare.

Tu non sai, non so io, nessuno sa, che nei pezzi che tanto amiamo non era il mondo pur crudele a esser protestato, ma la fatalità delle tante Ida Squall che tarpano le ali ai nostri sogni, e popolano di mostri i nostri incubi, soffiando sul fuoco di nsicurezze mai sopite.

In breve, era arrivato a vere tutto, Also Starring. Soldi, ricchezze, successo. Donne, se solo ne avesse volute. Legioni di groupie avrebbero ucciso, per un suo sguardo.

Ma quelle gambe, quelle gambe non le avrebbe mai sentite sue, sue veramente e di nessun altro. Perché il passato e il futuro, come sa ogni geloso, sono nemici invincibili. Mentre il presente è un fotogramma che si autodistrugge appena vissuto come i messaggi di certe spie.
Ida Squall aveva calcolato bene.

È per questo, miseri te e me che ancora ci chiediamo, solo per questo è che Also infine optò per il suicidio. Nella forma più atroce che quello sciagurato potesse scegliere.

Lasciandosi morire di vecchiaja.


6 commenti:

Il Riccioletto (The Riciolet) ha detto...

Molto bello.

Vilipendio ha detto...

Un ci credo manco se lo vedo, che te lo sei letto tutto.
Se è vero, allora dimmi: che rispondeva Don Abbondio ad Also Starring che voleva absolutam. essere sposato a Ida Squall, alla fine del III paragrafo?

Il Riccioletto ha detto...

Tipo vaso de vetro fra vasi de fero. Fero fers tuli latum fere.

Vilipendio ha detto...

"Piva, Piva, Piva, Piva, Piva, Piva, Trolli, Piva".
Come ci sarà entrato quel "Tuli"?

Anonimo ha detto...

Non sapevo assolutamente nulla nè della storia nè dei suoi protagonisti. E manco conosco i fade ride, però adesso sono incuriosita parecchio.
Mentre leggevo (e scorrevo verso il finale con una certa ansia), mi è venuta in mente una cosa.
Io sono una che sperpera tutti i suoi denari in libri (e viaggi, ma quello accade solo un paio di volte l'anno).
Compro quantità imbarazzanti di libri per lo più di autori stranieri. Ogni tanto provo a comprare qualche italiano contemporaneo e provo anche a leggerlo. Ma, a parte rarissime eccezioni di gente ormai morta, l'italiano contemporaneo mi fa venire le palle come un paio di pantaloni alla zuava.
Sento quindi di poterti conferire il titolo di italiano contemporaneo vivo (o quasi) che mi induce alla reiterazione nella lettura delle sue parole.

Vilipendio ha detto...

Come, addirittura meglio del M° Marcello D'Orta
:O

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