domenica 23 agosto 2020

Cavernicoli

 








Erano tempi duri. Tutti davano la loro opinione su tutto. Un'ondata di generosità che non aveva pari in altre epoche. Bastava uno spunto, un'intuizione et voilà: il piatto è servito, senza lasciar raffreddare, saltando le prove d'assaggio, in vetrine virtuali pronte a ustionare palati e avvelenare commensali.


Un tempo sarebbe stato impossibile. In un mondo senza la grande distribuzione ogni abitante si occupava del suo orticello. Coltivava secondo gusti personali. Imparava dai propri errori, un raccolto perso è un dato oggettivo. Col fiorire di scaffali e supermercati si inizia a seguire l'etichetta. E dove porta, questa svergognata? Al rispetto tra pari? Alla civilizzazione? Macché. Le etichette si possono adulterare. Ne fanno di parziali, ingannevoli, surrettizie. Spesso migliori del contenuto. Dovrebbero dare informazioni, ma in assenza di regole qualcuno se ne approfitta. Si introducono additivi, caporalati e inquinamenti; tanto vari e numerosi da essere ineliminabili.

La Rete impigliava tutti nelle sue maglie. Chiunque disponeva di palcoscenici in cui stendere ad asciugare le mutande, senza curarsi dei buchi che recavano. L'importante era esserci, esibirsi, farlo fortissimo per non esser tagliati fuori. La qualità del modo era un dettaglio per puntigliosi.

Come questo sistema possa funzionare ancora adesso risulta un mistero. Esistono in effetti prodotti in cui le promesse del packaging corrispondono ai contenuti (segnalati generalmente da costi altissimi). Come avviene per l'informazione: quella seria costa, le verifiche non si fanno gratis. Ma i più si accontentano di adulterazioni e frodi, gastronomiche e non. La qualità ora è un ricordo di generazioni quasi estinte.

Su questo terreno – ingrassato dai letami più vari -  fiorivano le opinioni, specie le Non Richieste. Individui scolarizzati poco o nulla si cimentavano in tecnicismi sulla nocività di protocolli di trasmissione informatici. Persone preoccupate fino a poco prima solo delle decorazioni delle proprie unghie discettavano sugli effetti collaterali di vaccini. Le forme geometriche dei pianeti venivano rimesse in discussione.

Spuntavano capannelli su localizzazioni delle centrali nucleari, finanziamenti ai partiti, contributi agli enti locali, privatizzazioni di enti pubblici, abolizioni di interi ministeri. E poi: concessioni televisive, conflitti d'interessi, impedimenti legittimi e illegittimi, separazioni delle carriere, riduzioni dei parlamentari.

Nasceva un'era: la chiamata al voto dell'Uomo Comune. Costui veniva investito di un potere nuovo. Tutti erano interessati al suo parere. Ai suoi capricci si piegavano interi partiti, aree parlamentari un tempo opposte sembravano preoccupate solo di piacergli. Ecco arrivare Doxe e Demoskopee; le opinioni erano preziose, e andavano raccolte.

    L'Uomo Comune, dapprima intimidito da tanto interesse, era lusingato. Decenni di studi ed esperienze degli specialisti valevano quanto una sua veloce consultazione in Rete (o alle brutte quanto una sua estemporanea presa di posizione). Tecnici e scienziati, perdigiorno che avevano sprecato la vita in tetre e costose accademie, venivano dimenticati. I politici promuovevano dispendiosi referendum, sperperando le poche risorse pubbliche. L'Uomo Comune teneva tutti in pugno.

Non ci si poteva fare niente: il voto era garantito a tutti, e per la parità dei diritti tanti patrioti avevano dato la vita. Mica si poteva ridargliela indietro, valli a ritrovare. Il problema era che il voto era uguale per tutti, competenti o meno. Qualcuno azzardò l'ipotesi di fare test di accesso. Vuoi esprimerti su una questione tecnica nella cabina elettorale? O semplicemente dare un parere su quale partito o uomo politico sia più degno di rappresentarti? Ti studi un albetto che illustri il problema, o esponga sommariamente i programmi elettorali. Superi un esame e sei ammesso al voto.

Ma che Democrazia era? Gli albetti costano, le sedi di esame e gli esaminatori pure. Così favoriamo i ricchi, che hanno il tempo di studiare e la voglia di perdersi in cavilli; e i poveri, i proletari, in buona sostanza l'Uomo Comune, viene messo da parte dai poteri forti. Erano forse fascisti questi provocatori?

Nessuno si chiedeva più cosa significasse 'fascisti'. Pochi peraltro avrebbero saputo rispondere. Qualcuno obiettò che si faceva così anche per la patente automobilistica, ma per paura che per Democrazia la guida fosse immediatamente consentita a tutti – ubriachi, feti1 e deceduti2 – fu messo a tacere. L'impari sostenibilità delle spese di scrutinio fece dimenticare la proposta. Nel frattempo il Governo elargiva bonus-monopattino.

Nacque una nuova branca della scienza: l'Opinionismo. I salotti televisivi se ne litigavano gli esponenti migliori, non per competenze scientifiche ma per volume e tono della voce. Tutti a parlarsi addosso nelle arene, a citare dati parziali e contraffatti. Il più forte veniva dichiarato vincitore. Il pubblico, da sempre avido di circenses, si appassionava.

Improvvisamente tutti vedevano chiaro su tutto. Nelle scuole docenti ostinati ancora pretendevano risposte giuste, quando era chiaro che una visione del mondo tanto manichea era ormai superata. Via il bianco e nero, fomentatore di razzismi. Vincevano i toni di grigio, che davano ragione a tutti.

Nella nuova società il vero crimine era l'indifferenza. La neutralità. Come non schierarsi davanti a tutti e a ogni cosa? L'inerzia era una colpa, e chi era senza opinioni o le esprimeva troppo piano era destinato all'estinzione. Il darwinismo sociale, coerente alle sue premesse, subiva una mutazione: i silenziosi erano impossibilitati a trasmettere il proprio codice genetico.


S'ode una musica dai teleschermi. È un valzer di Strauss, da una pubblicità di gioielli.

“Chi era questo?”, si chiede perplesso un avventore.

Presto la decisione è presa. “Bethòve.”

“N'era Mozarte??”

“Ho detto Bethòve.”

Interviene un terzo, a precisare. “Mozarte è il nome Astrìaco de Bethòve, quello astrale, capi'? Robba de zodiaco: o ce credi o non ce credi. Quindi è pari e patta, ciavete raggione tuttieddue.”

Passa di là un Consulente d'Immagine. Per fortuna, perché stava per essere persa una miniera d'oro. Si appunta sul tablet Mozart = Beethoven - pubblicare post su FB. Sono i Big Data. Valgono un sacco. La popolarità di un politico rampante ci cresce più di una pianta da frutto con la merda di pecora.


È la selezione della specie, baby. Tutti a strepitare dai propri cubicoli, tra le consuete stalattiti, a commentare ombre. Il mito dei cavernicoli è ora realtà, Platone ci aveva preso. Dopo di lui un lungo Medioevo, con l'Opinione eletta a Fede. Sarà possibile tornare indietro? La risposta ai più non interessa.



            1 Il Feto è una Vita.

            2 Il Culto dei Morti è alla base della Civiltà Umana3.

                 3 L'Uomo Comune mette sempre una Freca di Maiuscole, a impreziosire.


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