sabato 7 marzo 2020

Elettrofobia

L'Elettrofobia gettò le sue radici in tutto il mondo nel XX secolo, arrivando a causare fenomeni di isteria collettiva vera e propria agli inizi del Terzo Millennio.

I primi casi risalgono all'alba dei tempi. È dalla preistoria che gli uomini, terrorizzati da esplosioni luminose e scoppi sonori, attribuirono fenomeni atmosferici naturali a divinità più o meno gioviali e vendicative. Incisioni rupestri, geroglifici e bassorilievi sono lì a rammentarlo.

Dalla fine del XIX secolo fu sempre più frequente riscontrare decessi misteriosi, dovuti a casi di combustione apparentemente spontanea. I corpi delle vittime presentavano bruciature nonostante l'ambiente circostante non risultasse particolarmente danneggiato da fiamme. Cosa ben più misteriosa: anche al chiuso.

La comunità scientifica assisteva impotente. Si azzardavano le teorie più disparate. Alcuni ritenevano che ad accendere la scintilla fosse una fonte di calore esterno (sigarette, camini, stufe), e che il grasso corporeo provocasse la combustione del corpo dall'interno. Ma la maggior parte dei casi non riguardava fumatori, né obesi; e avveniva spesso in climi e stagioni che non prevedevano misure di riscaldamento.

Altri erano convinti che il metano, prodotto nella digestione a livello intestinale e rilasciato dai pori, in giornate assolate si incendiasse per l'effetto lente del sudore sulla pelle. Altri ancora ipotizzavano la vaporizzazione dell'alcol dalla cute di soggetti dediti al suo uso. Ma anche il corpo degli ubriaconi più molesti è composto da una cospicua percentuale d'acqua, e le concentrazioni compatibili con una combustione corporea causerebbero ben prima la morte per avvelenamento.

Qualsiasi teoria risultava poco convincente, nonché spesso un tentativo di accanirsi su soggetti considerati devianti, o addirittura su gruppi sociali e intere comunità. Oltre alla paura e alle conseguenze demografiche (l'incidenza nella sola penisola era pari a circa 270 decessi all'anno, pari allo 0,00045‬% della popolazione, ovvero a 4.500 per miliardo, una vera valanga), l'Elettrofobia ebbe un forte impatto nella società del tempo. In cerca di rimedi e spiegazioni, la popolazione arrivò a stigmatizzare etnie e categorie professionali; e a perseguitare e uccidere ogni sorta di colpevole presunto. Molti attribuirono l'epidemia alla volontà di Dio. La produttività registrò rallentamenti gravi. Vacillarono scuole, ospedali, governi, istituzioni e intere economie.

La mano persecutrice pareva guidata dal Caso. Infanti, giovinetti, adulti e anziani venivano trovati fulminati nelle loro case. Maschi e femmine, poveri e ricchi, eruditi e ignoranti, venivano trovati rattrappiti in posizioni contratte e innaturali. I loro arti presentavano segni di bruciature. Distenderne le membra per comporne le spoglie era un'operazione particolarmente complessa e faticosa, e richiedeva l'intervento di più persone.

La prima ad avvicinarsi alla verità fu una Collaboratrice Domestica, di spirito scientifico e nazionalità italiana. Dando prova di ingegno, collegò episodi che conosceva per sentito dire ad altri cui aveva assistito personalmente. Notò una ricorrenza: i cadaveri venivano ritrovati sempre nei pressi di prese elettriche.

In breve il passaparola tra persone di rango più alto (la colf lavorava nelle case di calciatori professionisti, aspiranti attrici e addirittura di una nota cartomante televisiva) portò alla soluzione. Toccare una presa elettrica poteva causare folgorazioni non meno gravi di quelle naturali. Il passaggio di una forte corrente elettrica attraverso il corpo induceva gli spasmi muscolari, le lesioni nervose e le bruciature che portavano alla morte tanti innocenti. Le prese domestiche alternate a 50-60 [Hz], del tutto prive di dissuasori o ammonimenti scritti, costituivano un serio pericolo. La morte sopraggiungeva per contatto, anche tra i soggetti contaminati. Non di rado venivano ritrovati più cadaveri, consegnati in un abbraccio mortale all'eternità.

Era un caso che la maggior parte di placche e scatole elettriche recasse la scritta “Made in China”?

Le Opinioni Pubbliche decisero di no. Doveva essere il segno di un complotto diabolico. In un quadro già drammatico per esplosioni demografiche, flussi di migranti, scioglimenti di ghiacciai e derive di continenti, si diffuse la delazione pubblica.

Gli elettricisti che ne avevano montate per decenni vennero considerati gli untori di una nuova e capillare pestilenza. “Dalli all'ingegnere!”, “Turpe elettrotecnico!” divennero presto offese comuni, da lavare col sangue. Chiunque avesse a che fare con pile, connettori, conduttori e adattatori rischiava brutto. Qualsiasi forma di energia alternativa veniva guardata con sospetto. Una denuncia anonima segnalò la presenza di ordigni esplosivi a orologeria, di fabbricazione rozza ma efficace, alla base di installazioni eoliche presso Abareto e Castel del Rio (Emilia-Romagna). Solo per poco gli artificieri riuscirono a non farli brillare. I pannelli fotovoltaici venivano presi a sassate da monelli ammaestrati dai genitori.

Negozi di casalinghi, gastronomie, ristoranti, fumerie d'oppio, lavanderie e ogni altro esercizio commerciale di matrice asiatica, furono portati al fallimento. Abitanti e oriundi dello sfortunato continente venivano additati al pubblico disprezzo nelle trasmissioni televisive, e per le strade erano passibili di sguardi truci, derisioni, insulti pubblici e percosse. La polizia chiudeva un occhio, o addirittura prendeva parte agli episodi di giustizia sommaria. Involtini al vapore e ravioli primavera marcivano nei cassonetti. Gamberi, alghe, anatre e maiali (e cani, gatti e topi, insinuavano i maligni) scorrazzavano felici nelle città, finalmente liberi dai loro condimenti agrodolci. Ogni pretesto era buono per ideare nuovi meme, e c'era sempre qualche giovanotto voglioso di menar le mani.

“KI A PERMESSO KE NELLE CASE DI TUTTI GLI ITALIANI CI SONO QUESTE DIAVOLERIE CINESI???!!”, era la domanda sui polpastrelli di tutti. Presto fu chiaro a ogni governo, anche il più lavativo, che era giocoforza iniziare ad adottare misure severe.

Fu imposto il limite precauzionale del Metro di distanza dalle prese elettriche. Ciò non fece che sobillare legioni di ragazzini che ci si facevano selfie e li condividevano con gli amici. Dai loro editoriali gli intellettuali lanciavano strali su genitori e insegnanti, incapaci di fornire ai figli una educazione degna di questo nome.

Bandite le strette di mano, i baci, gli abbracci e ogni altro tipo di contatto fisico, in conformità con la nota Teoria dei Conduttori Elettrici. Si decretò l'abolizione del sesso virtuale poiché indissolubile dall'alimentazione elettrica, gettando più di una popolazione nello sconforto. Al suo posto massicce compagne iniziarono a promuovere il “sesso da contatto”, che implicava necessariamente la presenza di altre persone, e in questo senso imbarazzante. Ma privo di rischi poiché praticabile in prossimità di prese elettriche senza il contatto necessario per alimentare il sesso virtuale.

Sulle prime la gente diffidava di scambi di fluidi e contatti di mucose, in quanto poco igienici. E poi, non erano stati banditi i contatti fisici? La popolazione era confusa, ma ben le stava: a questo si arriva portando la propria leggerezza nelle cabine elettorali. Per anni si era votato un tipo di politico del tutto privo di competenze tecniche ma simpatico, con cui condividere virtù (poche) e debolezze (molte). Costui parlava chiaro e lanciava strali senza mai farsi mettere in soggezione. Ora che era stato eletto, continuava a pubblicare slogan sui suoi profili social; ma la gente non smetteva di morire. Alla fine si diede retta al buon senso.

Fu introdotto l'obbligo di calzare profilattici in cloruro di polivinile (PVC) su ogni estremità, genitale e non, talmente spessi da provocare lacerazioni alle mucose e perdite di sensibilità permanenti. La gente prese ad appassionarsi. Nacque un erotismo da impianto elettrico di nuova natura. Placche, scatole, corrugati erano stampati su costosa carta patinata in costose pubblicazioni fetish. Quando la gente adocchiava una presa elettrica, magari la stessa che prima popolava incubi, veniva presa da languori. La salivazione aumentava. Si scambiavano sguardi, e in un attimo nella sua prossimità ci si ammucchiava in orge furiose. È proprio vero: da un sistema di divieti nascono mentalità inedite. Rapporti di ogni tipo, posizioni complicate, tecnicismi difficilissimi; sembrava che non si fosse mai fatto altro. I più sembravano rassegnarsi perfino alla scomoda profilassi isolante obbligatoria. Ma chi avrebbe controllato sbaciucchiatori e maniaci dei contatti fisici “scoperti”?

La questione alimentava discussioni. Affidarsi al buon senso pareva utopia. Anche i più ingenui invocavano restrizioni alle libertà personali. In un attimo fu il 1984. In ogni abitazione vennero sfruttate le webcam preesistenti. Archi di circonferenze di un metro di raggio vennero tracciati su pavimenti e muri con vernici indelebili, mobili improvvisati e – nelle dimore più prestigiose – raffinati mosaici.

Il problema era potenzialmente riconducibile a ogni tipo di connessione elettrica. Computer, elettrodomestici, caricabatterie erano oggetto di indagini accurate. Risultato: tutti di fabbricazione cinese. Anche i più noti marchi europei o americani avevano oramai delocalizzato la manodopera. Occorrevano provvedimenti energici (sic).

I connettori elettrici vennero saldati alle prese. Chi violava o danneggiava i sigilli di ceralacca era passibile di pesanti sanzioni pecuniarie e, se recidivo, di carcerazione. Le spine rimovibili furono proibite: poteva finirci dentro ogni genere di dito. Per caricare cellulari e altri dispositivi mobili furono immediatamente prodotti caricabatterie multiporta (in Cina, facendo finta di niente per questioni di comodo).

Per prevenire le elettrizzazioni per strofinio si vietarono le fibre sintetiche. D'altra parte erano anch'esse di fabbricazione cinese - altro materiale per le speculazioni dei complottisti. A nulla valeva far notare che erano polarizzabili anche altri materiali come la lana, il vetro, le resine naturali e sintetiche e i capelli. Si era arrivati a un grado di isteria che non ammetteva repliche.

Nei talk show si invocava il parere di attori, calciatori, veline, tronisti. Pur non risparmiandosi e non lesinando opinioni, essi non riuscivano a venirne a capo. Fisici e Ingegneri, percepiti come alfieri dei Poteri Forti, venivano ostracizzati e demonizzati.

Essi rispondevano a ogni categoria di imbecilli sul loro campo, nel quale risultavano meno ferrati. Vennero presto allontanati dalle tavole rotonde poiché abbassavano gli indici di ascolto. Proponevano misure difficili e noiose. Costose messe a terra, oscuri interruttori differenziali, materiali dielettrici inquinanti. Diffidavano dalla lettura di siti non aggiornati, che non citassero fonti e sponsorizzazioni, monetarie e politiche. Rendevano tutto più complicato; quando la gente era solo affamata di Verità. La popolazione continuava a non aver chiara la meccanica degli eventi che portava alla morte. C'era chi entrava nel raggio di una presa salmodiando litanie, e chi era convinto che avvicinarsi con innocenza e a piedi nudi avrebbe prevenuto il rischio. Chi strofinava corni, chi gettava sale. I decessi continuavano, e i colpevoli di tutto erano i “Cinesi”.

Con “Cinesi” si designavano islandesi, lapponi, boliviani, peruviani; e qualsiasi altro latore di occhi a mandorla. A quel tempo esserne dotati era poco furbo. Tutti avevano parenti, amici o conoscenti (anche solo per sentito dire) fulminati da una scatola elettrica chinese. Era una strage, e gli artefici andavano puniti. A nulla valeva suggerire che, al di là dei tratti somatici, si trattava a tutti gli effetti di cittadini italiani.

Oriundi cinesi, coreani, giapponesi, filippini, indonesiani, vietnamiti, ma anche americani da generazioni, reagivano in modi diversi. Ad esempio con costose operazioni di blefaroplastica (ritocchini alle palpebre), per le quali  c'erano liste di attesa interminabili. I chirurghi estetici erano ormai celebrità, e in quanto tali partecipavano ai dibattiti. Con poca voglia di farli terminare.

Altri “Cinesi” si chiudevano nelle loro comunità di origine, organizzando reti di mutua solidarietà (nei casi migliori), o veri e propri eserciti di volontari a difesa di beni e confini.

Il tam tam mediatico alimentava psicosi collettive, e poi invocava calma. Le testate che avevano contribuito fin dalle prime ore alle delazioni sociali e a far montare l'ansia, diffondendo notizie che spesso si rivelavano false, allo stesso tempo gareggiavano per denunciare chi faceva altrettanto.

Era il caos. Qualcuno mise in produzione guanti in lattice isolante, con terminazioni sottili di gomma massiccia su indice e medio della mano destra. Inserendole nelle prese si poteva finalmente stare tranquilli, e passare qualche ora serena nella propria abitazione. C'era chi non se ne separava neanche lontano da casa, nei luoghi pubblici e nei centri commerciali. Come si vedeva una presa libera era una gara a infilarcisi dentro, e non di rado gli alterchi finivano in colluttazioni. Vederli indossati su almeno un terzo della popolazione contribuiva ad aumentare lo stato di allarme permanente. 

Inutile dire che anche i guanti furono ritenuti di fabbricazione “cinese”. Ci furono massacri e saccheggi causati dall'isteria. A nulla valsero le bolle pontificie con cui il papa condannò le persecuzioni contro i cinesi, minacciando la scomunica di chi le avesse intraprese.  Né le suppliche – almeno da quanto riportano le cronache - con cui invocava la mano di dio per far sparire ogni presa elettrica.

Il buon senso latitava. Qualcuno osservava che morivano folgorati anche i cinesi, e che ciò ne dimostrava l'innocenza. La teoria fece pochi followers e venne presto ignorata.

Si prendevano i più fantasiosi provvedimenti. Tuttologi famosi consigliavano, prima di azionare qualsiasi interruttore, di arieggiare bene le stanze, di lavarsi con aceto e acqua di rose, e di astenersi da attività fisiche che stimolassero umori corporei. Poiché le vittime erano rosolate e stecchite si usavano sciroppi e pozioni idratanti, con l'effetto di rendere tutti ancora più conduttivi. I naturalisti erano per un ritorno alle piante officinali, e suggerivano l'uso di erbe aromatiche quali timo, ginepro, salvia, alloro e rosmarino: ottime per gli arrosti. Fiorivano i predicatori online. Ciononostante molti si diedero alla mondanità e all'immoralità credendo di non avere scampo, e di dover morire di lì a poco.

Tu dici: come si uscì, da quella situazione? Come poté finire questo macello?

Eh. Gli uomini sono matti. Ma certe volte hanno capacità di ripresa sbalorditive. Le donne poi, ancora di più. Presto la gente si stufò della situazione. Così. Semplicemente. E chi erano i politici, i presentatori e i giornalisti per non tenerne conto di buon grado?

Presto si cercò altro. L'attenzione si spostò su alcuni rovesci improvvisi a carattere temporalesco (“Bombe d'acqua”). Niente di eccezionale; ma tanto bastava. I cinesi ripresero solerti le loro attività, senza particolari rappresaglie verso i loro vessatori dagli occhi grandi e la pelle candida come una coscienza. Un ristoratore locale avrebbe probabilmente ritenuto di incrementare l'uso di catarro nelle sue preparazioni. In breve l'Elettrofobia fu dimenticata. Ma in tutta la faccenda c'era una lezione.

Chiunque diceva la sua. Soprattutto se era stupido, o almeno ignorante. Più era una delle due cose, più non se ne rendeva conto. Il massimo poi erano gli stupidi-ignoranti. Tutti ne avevano vari, tra i propri contatti. Chiunque era esposto ai loro deliri virali. Quando uno di loro leggeva un allarme anti-ignoranza o anti-stupidità, andava in solluchero. Si indignava, dispensava like e cominciava immediatamente a dire la sua nei commenti. Per riconoscerli c'erano degli indizi. I punti esclamativi. Le maiuscole. Ma stranamente per degli ignoranti e degli stupidi, avevano imparato a camuffarsi bene. Bisognava essere abili e tenaci per stanarne uno. Lo si capiva dai toni, per esempio; sempre sopra le righe. Andavano dall'indignazione al vittimismo. Oppure si riconoscevano dalla varietà delle opinioni non richieste.
Geografie astronomiche, chimiche organiche e inorganiche, scienze mediche, biologie. Le materie umanistiche avevano meno appeal, kissà perché. Laddove altri rinuncerebbero, sententosi poco competenti o non necessariamente interessanti, lo stupido-ignorante ama disquisire su tutto. Specie se non è ferrato. Soprattutto se non lo è. L'impreparazione non lo ferma, anzi lo stimola a dare di più. Una volta che un'opinione si fa strada nei suoi gangli (parlare di cervello sarebbe esagerato), essa li infetta. Nulla può rimuoverla o prevenirla. Tantomeno un vaccino (sono diffidenti). Le Opinioni arrivano per strade casuali, trasportate dai venti, per sentito dire. Più sono improbabili e controtendenza, più risultano affascinanti.

Chiunque collezionava fra i contatti i suoi ignoranti, chiunque aveva stupidi; chiunque possedeva esemplari purissimi di stupido-ignorante. Quando dico "chiunque" mi riferisco proprio a te. E a me. Potremmo essere, io e te, ciascuno lo stupido o l'ignorante dell'altro, o tutt'e due insieme. Smettiamola di dire cose, per sicurezza non diciamo più nulla. Prendiamo a rispettare questa difficile misura. Senza proselitismi: iniziamo io e te. Riprenderemo più tardi, con cautela, piano piano, quando le contaminazioni saranno finite. A quel punto ogni virus sarà sconfitto. Per sempre, se impareremo a scambiarci sciocchezze per via orale, a tu per tu. Come si usava una volta.

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