Stavo buttato sul letto a decidere se fanno più schifo i cani o i tatuaggi, quando all'improvviso il telefono non suonò.
Chi poteva non essere? Certo non un call-center. Quella è gente che chiama. Forse un genitore anziano, che per adesso stava bene. Una cosa di lavoro, che però andava liscia. O magari a non chiamare era lei.
Quella telefonata era importante. Andava fatta. Una telefonata di scuse: Ti ho tradito, ogni volta che ho potuto. Invece tu non mi tradivi, si vedeva. Non mi tradivi, no?
Io invece sì. Sempre. Anche quando non ti tradivo, pensavo in continuazione al modo di tradirti. Come, perché? Perché era bello. Perché sennò? Gli approcci, i corteggiamenti, i successi. La parte meccanica. Quella era la più noiosa.
Ma il resto era gratificante. L'autostima cresceva. Mi sentivo importante. Ci faceva bene, sai? A me e a te. Quando tornavo ero più gentile. Scherzavo. Ti perdonavo le cose che non mi piacevano. Ti davo i bacetti. Eravamo contenti tutti e due.
Ma tu volevi sapere, non ti fidavi. Mi scrutavi. Mi controllavi la posta, il telefono, le tasche, i vestiti. Le cronologie dei computer. Non trovavi mai niente, perché ero prudente.
I cani? O i tatuaggi? I cani sporcano, sbavano, abbaiano, hanno bisogni, ne fanno addirittura. I tatuaggi sono più silenziosi, ma se li scansi mica se ne vanno. Almeno le cose infestate dai cani si possono pulire (bisogna farlo in continuazione). I tatuaggi no, io che non sopporto uno sbaffo di penna e corro a lavarmi, ci passo il sapone, e se l'inchiostro non va via mi sfrego la pelle con la pietra pomice.
E più non trovavi più cercavi. Più cercavi più t'innervosivi. Innervosivi anche me. Che scemenza era? Non potevamo star bene così? Non era da te che tornavo ogni volta? Possibile che non ti va bene mai niente? E allora contestiamo tutto. Prendere un gelato, andare in vacanza, mangiare cinese il sabato sera. Porta via un sacco di tempo. Non chiacchieriamo mai al telefono. Certo non ora, che non mi chiami. Certe persone sembrano agende del telefono. Te le ricordi le agende del telefono? Non le agendine da tasca; quelle grandi sul mobile, vicino al grigio del telefono a disco. Cambi pagina e ricominci, quella dopo è pulita. La pelle no. Puoi solo riempirla di altri scarabocchi.
Gli scarabocchi sono peggio dei cani. I cani sono fedeli. Ma perché, non ero fedele, io? Io ti chiedevo, mi interessavo. Non è il non chiedere il vero tradimento? Anche quando sbuffavi. Provavo a raccontarti, a raccontarmi. Perfino i cani s'intristiscono quando non li consideri. Mica come un gatto, che se ti sente addosso un altro odore si offende. Bisogna dirlo: i cani non lo fanno. Però i tatuaggi neanche.
La fedeltà è relativa. Cosa vuol dire, esserti fedele? Non guardare, non pensare? Non fantasticare? Oppure farlo pensando a te, come facevo la prima volta che mi ha colto l'amore? Non mangiare più con altra gente, non vederci più un film, non farci più una chiacchierata. Non è intima, una chiacchierata? Chi ha deciso che un coito lo sia di più? E perché dobbiamo conformarci?
Certo una tua infedeltà mi avrebbe fatto arrabbiare. E allora come potevo perpetrare? Come ci si può arrabbiare con qualcuno per qualcosa, e farla regolarmente proprio a lui? Proprio a lei? Proprio a te? Come si può coltivare il bispensiero con pollici tanto verdi?
È semplice: senza badarci. Ti abitui presto: uccidi e pretendi di non essere ucciso. Rubi e se ti derubano t'indigni. Commetti adulterio e detesti di subirlo. La coerenza è un orpello per vecchi barbogi. Considerala una fatica inutile e il gioco è fatto. Non serve laser, per statuarsela via.
Tatuaggi e cani, cani e tatuaggi. Quali dei due? Concentrarsi è impossibile, col telefono che non smette di non squillare. E se squillasse chi dovrebbe scusarsi? Lei? Io? Chi ha tradito, o chi è stato tradito? E, dei due, chi ha fatto cosa? Non me lo ricordo. Impossibile concentrarsi, coi cani che abbaiano e i tatuaggi irremovibili. Il moto della Terra mi schiaccia sul materasso, povera bestia ammaestrata per mesi e abbandonata dall'addestratore nello spazio. Ci capirà qualcosa in tutto quel freddo? In tutto quel nero? Avevi detto che tornavi.
Ecco perché, tremante ma risoluto, comincio lentamente a non tagliarmi le vene.