lunedì 22 settembre 2014

Il peggiore amico dell'uomo
















Stavo al pc a giocare a Spider, quando nella stanza si levò un sospiro. Era il dannato sacco di pulci.

Non c'era da sbagliarsi. Coi suoi sospiri il bastardo voleva dire: 'Che inizi a fare un'altra partita, se quando sbagli fai CTRL+Z? Lo Spider di XP almeno faceva annullare solo fino all'ultimo cambio di carte, e qualche volta si poteva perdere. Con Windows 7 puoi tornare indietro fino all'inizio. Si vince sempre. C'è solo un piccolo contatore di mosse in basso a destra, a segnalare l'imbroglio'.

Il bastardo aveva ragione. Ho una percentuale di vittorie del 100%. Ma se i programmatori hanno lasciato la possibilità di annullare, perché mai non dovrei servirmene? Perché 'non vale'? Ma che vuol dire 'non vale', se nessuno ti controlla? Dovresti essere tu, a controllarti? E se sgarri che succede? Metti su peso? Ti esce il sangue? Piange Gesù?
Lo ignoravo e ricominciavo. Ma l'eco di ogni sospiro rimbalzava sull'intonaco per minuti. E quando la coda dell'eco pareva smorzarsi, ecco che ne partiva uno nuovo.


Sospirava, e basta. Sapeva che una protesta più esplicita avrebbe ottenuto rimproveri e punizioni. Niente strattoni o suoni molesti. Solo sospiri. Insopportabili. Isolati ma regolari. Gocce dal rubinetto che non ti fanno addormentare. Il primo sospiro potrebbe sembrare casuale, ma dal secondo in poi ne intuisci una lunga catena.
Vediamo quale schiena si spezza per prima, la sua o la mia. Quale ha le vertebre più fragili.

Ma ignorarli è peggio. Si manifestano segni nuovi.
Sono segni di piccola taglia. La pelle invecchia più in fretta. I peli del naso e delle orecchie crescono più veloce. Gli occhi perdono più gradi del solito. Le sopracciglia diventano lunghe e si ispessiscono, come quelle dei vecchi che giocano a carte nei bar, senza annullare mai.


Quell'animale lurido ti segue dappresso e non ti molla più. L'hai svezzato quando era un cucciolo inetto. L'hai cresciuto, corretto, educato. L'hai nutrito, e con le forze che ne ha tratto ora s'impone.
Per lui giocare a Spider non è uno spasso. Sa bene che si vince sempre e si perde tempo.  Vorrà andare a pisciare sulle cose. Annusarne altre. Ringhiare contro i suoi simili e cercare di riprodursi. In società non manca mai di imbarazzarti. Le sue terapie ti fanno spendere una fortuna dallo specialista. Le sue pappe sono altezzose e costosissime. E se vai al risparmio, t'indurranno sensi di colpa. I suoi svaghi, periodici e inderogabili. Pretese assurde, per uno non autonomo come lui.

Metti un aperitivo al bar. Siedi a una tavolata di amici. All'aperto. Ti godi il clima mite, e la lista degli aperitivi. Chiaramente hai dovuto portare anche lui. Lo sciogli, e per la felicità si mette a saltellare dappertutto.
Quando vieni da una giornata di lavoro, e il primo momento in cui provi a rilassarti è 
questo aperitivo, non c'è niente di più molesto di una carogna appena sguinzagliata. Sei lì che sorseggi il tuo drink, facendolo durare il più possibile per legittimare l'occupazione del tavolo presso il gestore del bar. Cerchi di disprezzare in pace i tuoi vicini, che come te non propongono argomenti di conversazione, ma guardano la gente che passa e poi si arrendono al proprio smartphone. Come puoi impegnarti nelle tue faccende, coi suoi latrati eccitati in sottofondo? Qualcuno prova a ignorarlo. Altri tirano qualcosa lontano, nella speranza di guadagnare qualche secondo. Ma lui ritorna sempre. E non provare a tenere in mano roba vagamente commestibile. Nella migliore delle ipotesi starà lì a guardarti, sbavando sui tuoi migliori jeans. Nella più probabile, abbaierà finché non lo farai partecipare alla tua mensa.

Ma adesso basta divagare. Sono a un punto morto. Non rimane che un cambio di carte, e ho completato solo un seme. Farei prima a ricominciare, 'CTRL+Z' fino all'inizio. Ma se ricomincio io, ricomincia pure lui. Stacco gli occhi dallo schermo e lo considero. Immagino di guardare la sua faccia senza espressioni legata al guard-rail, dallo specchietto della mia macchina che riparte.

“Ok bastardo”, faccio staccando indice e mignolo dai tasti M ('Suggerisci mossa') e D ('Dai carte'). “Andiamo al parco a leggere un libro”.
La sua eccitazione è palpabile ma composta. Sa bene che al minimo errore la passeggiata va a puttane.

Preparo guinzagli, museruola e medagliette. Pastoie, con le quali condurlo in ambiti urbani. Mi comporto bene, io. Ci tengo alle convenzioni sociali. La responsabilità per i danni causati dal suo comportamento ricade sempre su di te. E comunque devi sempre raccoglierne le stronzate, e avere con te strumenti idonei alla raccolta delle stesse.

Entriamo in macchina. Faccio partire il cd. La traccia che ascoltavo l'ultima volta è Shaker song, dei Manhattan Transfer. Pare gradirla. Sostiene che gli provochi orripilazioni piacevoli. Difficile dire se sia vero, ma in effetti dà i brividi anche a me. Tranne il finale, dove hanno appiccicato gli assoli più forsennati e pacchiani. Quando invece non siamo soli, se faccio partire la musica protesta. Sembra quasi che voglia concentrarsi sulla conversazione. Anche qui, non gli do torto. Se si ascolta musica bisogna alscoltare la musica. O almeno commentarla. Sennò si sta zitti, o la si spegne per parlare più comodi.



Arriviamo al parco. Scelgo una panchina e mi ci siedo. Sciolgo il bastardo e apro il libro.
Ci sono altri botoli, coi loro accompagnatori. Non sempre educati, né i primi né i secondi. I padroni basta osservarli, e qualche dettaglio te ne svela le qualità di educatore. Può essere la suoneria techno di un cellulare, lasciata suonare per un tempo non funzionale
da un signore di mezza età. O, più esplicitamente, un richiamo non fatto al momento giusto, o lanciato senza convinzione. Io, lo ripeto, continuo a comportarmi bene. Mi preoccupo molto che il mio non dia fastidio a nessuno.

A questo punto tu, che hai fatto altre scelte, potresti chiedermi: ma chi te lo fa fare?

È vero. Ci sono un sacco di lati negativi. Tutti quelli che ho detto, e non solo. Però ce ne sono anche di positivi.
Ad esempio, hai un rapporto semplificato con un essere che puoi controllare quasi completamente. Può fare tutti i capricci che vuole, ma l'ultima parola spetta a te. In quali altre relazioni puoi assaporare sensazioni di potere così totale?
Devi solo rinunciare ad alcune delle tue libertà personali, in cambio. Perché, tu ti credi libero? Ognuno si sceglie i propri gradi di libertà. E poi, non ti senti mai solo.
Detta così sembrerebbe una scelta saggia. Eppure da valutare c'è anche altro. Ti racconto un fatto.

Un vantaggio della situazione, lo saprai anche tu, è che al parco è facile rimorchiare. Il sacco di pulci va a caccia di prede con cui accoppiarsi. Le prede si tirano appresso le loro accompagnatrici. Non sempre graziose o tali da interessarmi. Ma talvolta sì. Si inizia a parlare, ci si siede insieme, si commentano le loro evoluzioni. A volte si concordano accoppiamenti. I loro, e non solo i loro.
Mi alzo dalla panchina, stavolta in compagnia.

Ci mettiamo d'accordo per un aperitivo.
Si vuotano i bicchieri. “Io per stasera non ho impegni. E tu?”
“Nulla a cui non possa rinunciare”.
Sogghigno pensando che finalmente c'è riuscito, il bastardo, a farmi passare la voglia di premere CTRL+Z.

Devi sapere che, con uno di questi leccastronzi appresso, difficile che ti facciano entrare al ristorante. Gli altri avventori tengono alle buone maniere. Ma stavolta è un vantaggio: vengo invitato a cena, direttamente a casa sua. Finalmente il bastardo si sdebita della mia dedizione, almeno in parte, facendomi bruciare le tappe.


Lei cucina bene, ma io penso ad altro. Lo penso e poi lo faccio. Seduti sul divano, all'improvviso le sfioro una guancia e le do un bacio. Come per una malattia incurabile, perdiamo presto i vestiti.
Lei sembra eccitata. Questo eccita sempre anche me. Da quel bacio scendo più in basso, ne do altri in posti diversi, le vado sopra e le sono dentro. Inizio a darmi da fare.

Dopo un po', qualcosa mi distrae. È quel'aborto pulcioso. Non le basta la sua, di preda. Mi ha percepito distolto da lui, e rivuole attenzioni. Lo sento abbaiarmi nella testa.
La sua compagna è più educata. Resta tranquilla e al posto suo. Si vede che è abituata a lasciare in pace la padrona, quando è opportuno. Alla fine non ero mica tanto bravo, come addestratore.

Inizio a sudare. Molto. Le gocce si staccano. Rischiano di finire addosso alla mia partner. Provo a deviarle, ci riesco per un po'. Poi mi arrendo.
“Hai dei fazzoletti?”
“Prendi un asciugamano dall'armadio”.
Mi stacco, e tutto finisce.

Il problema di rimorchiare in questo modo è che poi una volta a letto vorresti stare tranquillo e lasciarti andare. Ma come si fa? Quella sporca bestia ansima anche lei. Vuole giocare. Essere della partita. Mica puoi alzarti e prenderlo a calci. Rovineresti tutto.

Prima di allevarne uno tuo, pensaci bene. Da piccoli sono carini. Curiosi, sempre allegri.
Poi a un certo punto li spereresti in grado di badare a se stessi. E invece no. Lontano da te sono perduti. Gli abbandoni sono proibiti. Non vuoi certo finire al telegiornale, nel generale
raccapriccio. E poi, come potresti separartene. Non sarebbe mica possibile. Al limite potresti sedarlo. Anche per sempre. Definitivamente.

Perché, contrariamente a quanto hai pensato finora, il miglior nemico dell'uomo è il cervello.
Non il cane.
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